(1 bis 1 von 1)
LEPRI Sergio, ARBITRIO Franco, GULTRERA Giuseppe
L'agenzia Stefani da Cavour a Mussolini, Firenze, Le Monnier, s.d., pp. 248, L. 35.000 - Fino al 25 aprile 1945, sui giornali, il nome Stefani, in coda alle notizie importanti, dava il marchio dell'ufficialità. Era, "la Stefani", l'agenzia del regime fascita. Il suo ultimo direttore, Ernesto Daquanno, fu fucilato a Dongo con i gerarchi che tentavano di fuggire in Svizzera insieme al duce. Il suo presidente, Manlio Morgagni, si era sparato il 25 luglio 1943 appena saputo dell'arresto di Mussolini. E proprio la notizia della caduta del fascismo fu l'unica trasmessa senza il placet del Minculpop: l'aveva portata di persona nella redazione semideserta (era domenica) un altissimo funzionario del Quirinale (allora residenza reale). Il direttore, Roberto Suster, chiamato d'urgenza, verificò comunque, poi si assunse la responsabilità dell'invio: la fonte era pur sempre la più alta autorità dello Stato. La storia della Stefani si intreccia con quelle di Havas (Parigi, 1843), Wolff (Berlino, 1848) e Reuter (Londra, 1851), le antenate degli odierni colossi dell'informazione. Ce la racconta Sergio Lepri (che per quasi 30 anni ha diretto l'Ansa, creata sì sulle ceneri della Stefani, ma come cooperativa fra tutti i quotidiani itaiani, a garanzia di indipendenza) dopo una maticolosa e arguta ricerca (sua e dei suoi collaboratori Franco Arbitrio e Giuseppe Gultrera) in inesplorati archivi. Nel 1853, in Piemonte, il primo ministro Camillo Bensi di Cavour, che cercava l'appoggio della Francia, accolse subito l'idea di un'agenzia propostagli da Guglielmo Stefani, un esule politico veneto, direttore della "Gazzetta Piemontese". Così, pochi giorni dopo l'apertura della linea telegrafica Chambéry-Torino, nacque la Stefani, che sarebbe sempre rimasta legata ai governi, vincolata ad accordi con la Havas, corteggiata dalla Reuter, obbligata dai mutamenti di alleanze dell'Italia a legarsi alle consorelle tedesca e austriaca. Una voce ufficiosa, pronta a silenzi e omissioni, che divenne ufficiale quando Mussolini la fece comperare da un uomo di fiducia. I governanti hanno sempre capito l'importanza di manovrare l'informazione. Oggi le grandi agenzie sono tanto più credibili quanto più sono indipendenti. Ma la storia ci insegna che, pur cambiando i tempi, i politici stentano a perdere il vizio (CdS, 2.4.2000) prop. DHI; cf. BI n. 44.252
zur Druckliste hinzufügen

Bibliographische Informationen zur neuesten Geschichte Italiens
Datenbankrecherche ab Heftnummer 99
Abkürzungen | Impressum | Hilfe |