(a cura di), Storia del Concilio Vaticano II, vol. IV: La chiesa come comunione settembre 1964-settembre 1965, Leuven, Peeters; Bologna, Il Mulino, 1997, pp. 706, L. 90.000 - La "Storia del concilio Vaticano II", promossa dall'Istituto per le scienze religiose di Bologna e coordinata da Giuseppe Alberigo, viene pubblicata contemporaneamente in inglese, tedesco, protoghese, francese e spagnolo. Questo 4° volume è redatto da: G. Alberigo, J.A. Komonchak, G. Miccoli, H. Sauer, N. Tanner, L.A.G. Tagle, R. Burigana, G. Turabanti. Il periodo trattato riguarda la penultima fase delle grandi assise, il momento cruciale in cui venne a termine il dibattito sulla "collegialità" (cioè la rivalutazione del ruolo dei vescovi come "viari di Cristo" a cui è affidato il governo della Chiesa insieme con il Papa) ed in cui furono affrontati i temi fondamentali della libertà religiosa e del rapporto fra la Chiesa e il mondo moderno. Il periodo fra il settembre 1964 e il settembre 1965 segna l'emergere di un vescovo venuto da lontano ai margini delle correnti teologiche dominanti: Karol Wojtyla di Cracovia. Se "romani" e "anglosassoni" si accampigliano in Concilio, divisi fra chi vuole lo stato cattolico e chi difende lo stato pluralista, Wojtyla scompiglia le carte sostenendo - in base all'esperienza polacca - che prima dello stato viene il primato della coscienza. Sono anche gli anni in cui un brillante teologo tedesco, Josef Ratzinger, incita a votare contro il documento De Ecclesia per "punire" Paolo VI, reo di avere ceduto ai conservatori sul tema del primato papale (Repubblica, 1.12.1999) cf. BI n. 45.758 |